Al Search Marketing Connect, insieme a Marco Quadrella di Search On Consulting, abbiamo fatto una relazione chiamata Il Futuro e il Presente del Search Marketing.
Abbiamo presto l’articolo di Google dove spiega come miglioreranno la Search nei prossimi 20 anni e ci siamo fatti i nostri viaggi, in base alla nostra esperienza.
Oramai Google non è più un motore di ricerca. Lo spiegavo in uno degli ultimi video di FastForward: profilo personale con commenti e mi piace, notizie direttamente nella home di Google (cosa mai successa in 20 anni), notifiche sulle cose che ci piacciono di più, assistente di viaggio, assistente vocale. Insomma tutto facilmente raggiungibile, in un click dalla sua home, è tutto lì.
I SEO necessitano di un aggiornamento forte. Almeno quelli che sono rimasti all’ottimizzazione delle paroline. Un SEO deve cercare di far diventare i propri progetti dei punti di riferimento tramite la produzione dei contenuti. Studiando i bisogni degli utenti.
È questo il futuro che ci attende. Che diciamo da anni. Che diventerà molto visibile.
Il problema è che quando si parla di contenuti spuntano sempre tre argomenti che sono dei miti:
- che esiste una lunghezza del contenuto ideale, smentito nel nostro articolo: Quanto deve essere lungo un contenuto per la SEO
- la keyword density, smentita dai massimi esperti Italiani e bollata come un mito negli HOT TOPIC della SEO, smentita da Matt Cutts, trattata come mito più volte nel forum gt (1, 2, 3)
- Google capisce cosa scriviamo nei testi
Su quest’ultimo punto ho dedicato un video approfondito che trovate qui:
Cosa è che stanno facendo e che farà impazzire i fuffaroli?
Usano una tecnica chiamata neural matching: sfrutta la Rete neurale artificiale grazie all’approccio Neural embeddings: questo consente di rappresentare la parole tramite i concetti sottostanti alle parole stesse.
Ma non lo fa studiando i nostri testi o i nostri articoli: lo fa studiando siti come Wikipedia.
Quindi non potete manipolare le interpretazioni di un concetto né manipolarlo.
E lo stanno testando ora, in lingua inglese.
C’è poco da fare: da sempre diciamo di scrivere per gli utenti, spiegando cosa è un contenuto di qualità, questo approccio di Google non farà altro che premiare chi soddisfa i bisogni degli utenti. Chi scrive veramente conoscendo l’argomento, non chi infila chiavi a destra e a manca. O chi prova a manipolare i concetti: grazie a questa spiegazione di Google è anche ufficiale che non è mai stato così, visto che stanno provando a farlo ora e che hanno dichiarato che prima, con il livello che avevano, non potevano farlo 🙂
Ovviamente questo cambiamento sui testi non è l’unico. I contenuti stanno diventando sempre più visual con video e immagini che spopolano. Con caroseli di informazioni che non sono prodotti da Google ma presi dai siti. Abbiamo trattato qui il tema della proprietà dei contenuti in SERP perché forse Google sta esagerando.
Ma una cosa è certa: gli studi di Google sui testi non saranno mai un passo indietro rispetto ad oggi. Non è possibile leggere di Google che fa passi avanti e di SEO (che poi SEO non sono) che insistono in Keyword Density, in infilare chiavi in un certo modo, in aggiungere testo. Ma come? Se Google va avanti voi andate sempre più indietro?
Se un contenuto è ben fatto sarà così per qualsiasi algoritmo che uscirà in futuro. Anzi, questi algoritmi, avranno armi in più per giudicare meglio quello che facciamo. E se è ben fatto lo giudicheranno in modo ancora più positivo 🙂
Non avevo mai sentito parlare di neural embeddings, ma ora mi è tutto chiaro. Molto utile!
Chiarissimo video e chiarissimo articolo.
Sì, in effetti la qualità dei contenuti è un topic che si ripete da anni ormai, ma molti lo ignorano proprio perchè implicherebbe un’analisi e una creazione di valore che richiede più tempo e fatica rispetto ad un bello stuffing di parole chiave.
La SEO, così come d’altra parte tutte quelle branche specialistiche, fortunatamente fa una cernita abbastanza netta dei fuffisti e di quelli bravi. Basta guardare ai risultati!