Capita spesso che si faccia un gran parlare delle cosiddette link-bait: siano esse concorsi, infografiche, video-interviste, classifiche, interviste di massa o ogni altro tipo di “contenuto ingaggiante” avente come finalità (primaria o secondaria) l’acquisizione di link.
Uno dei motivi per cui se ne parla molto è che le link-bait sono “cool”: quelle di successo sono spesso belle da vedere, hanno titoli simpatici, contenuti interessanti e immagini buffe – il che è molto più “figo” da mostrare che non 300 link piazzati col sudore della fronte in blog di medio livello (seppure magari si tratta di link di ottima qualità).
Il secondo motivo per cui se ne parla è che una link-bait ben pianificata, ideata, realizzata e diffusa può permettere di acquisire centinaia o migliaia di link in maniera virale.
Colpiti dall’aspetto “cool” della link-bait (“Wow! Che figata questa infografica!”), tuttavia, è facile non comprendere il processo alla base del suo successo o (molto spesso) del suo fallimento.
Ecco di seguito 3 step da seguire per non perdere di vista il proprio focus e ridurre al minimo le possibilità di fallimento e gli sprechi di tempo.
Step 1) La pianificazione
Se il motivo principale per cui si avvia una campagna (perché di campagna si tratta) di link-bait è attrarre link, la prima domanda da porsi è: “Da chi voglio essere linkato?”. Meglio ancora è però iniziare da un realistico “Chi linka ancora, e perché?”.
La seconda domanda nasce dall’impatto che i Social Media hanno avuto sul web: una grande parte di chi prima linkava, ora shara, lika, pinna, e chi più ne ha più ne metta – ma non linka. A linkare è rimasto soprattutto chi ha un blog personale attivo in un determinato settore (dove per settore potremmo stare parlando anche di “se stesso”) o chi è responsabile, in vece di redattore/articolista di un blog/magazine di terzi, alla ricerca di news e curiosità.
Il numero di blog appena citati, in ogni settore/nicchia è relativamente limitato, e solitamente le notizie si diffondono a partire alcuni blog “hub”, venendo riprese poi da molti dei siti/blog minori.
Alla domanda “Da chi voglio essere linkato?” occorre dunque rispondere chiaramente, individuando almeno una decina di blog “bersaglio”. Attenzione: la lista così compilata non deve per forza coincidere con la lista dei blog del proprio settore di appartenenza.
Prendiamo l’esempio di un sito di poker online, settore in cui – si sa – è difficile ottenere link spontanei. Se i siti di poker non linkeranno mai un loro competitor, magari allora lo potrebbero fare siti di carattere cinematografico (verso contenuti come questo – https://uk.askmen.com/poker/poker_lifestyle/5_poker_lifestyle.html ) o siti di carattere tecnologico (verso contenuti come questo – https://www.pokerlistings.com/blog/play-online-poker-with-your-rock-band-guitar ).
Step 2) Il contenuto
Una volta capito da chi vogliamo essere linkati, è bene capire che tipo di contenuto è solito venire linkato da questi blogger e realizzarlo. Su questa parte non ci soffermeremo, basti dire che per funzionare, il contenuto che state realizzando deve essere “figo”. Se non lo può essere per motivi di budget, tempo, vincoli, politiche aziendali, supporti tecnologici e quant’altro, allora potrebbe convenirvi riconsiderare da capo l’opportunità o meno di avviarvi in questa impresa.
Step 3) La pubblicazione
Ora che avete realizzato il vostro contenuto, potete metterlo online. Questo passaggio, che sembra banale, banale non è:
Mi spiego meglio:
Lo scopo della pagina su cui proponete il vostro contenuto è di essere linkata. Linkare questa pagina deve quindi essere la cosa più facile del mondo, e lo diventa grazie a box che esplicitano l’URL della pagina e box con il codice di embed pronto da utilizzare (come accade in questa pagina – https://www.bizupmedia.com/blog/report/dati-gioco-online-italia-infografica).
Se poi questi codici di embed, una volta utilizzati, facessero sì che sul sito “ospitante” il contenuto fosse a sua volta accompagnato da un codice di embed, avreste fatto bingo (ho visto un sito che lo fa, si chiama YouTube.com, qualcuno lo conosce? ;-)).
Scopo secondario del nostro contenuto (se di link-bait stiamo parlando) è l’essere condiviso. Allo stesso modo in cui la pagina deve essere facile da linkare, questa deve anche essere facile da sharare, likeare, twittare, etc., in modo che chi non può linkare possa condividere, ed aumentare la visibilità del contenuto agli occhi di potenziali link-target.
Per evitare il sovraffollamento, però, attenti a non esagerare: su che social media si presta ad essere diffuso, in un determinato paese, il vostro contenuto? Fate una lista e usate solo i bottoni che davvero vi servono.
Infine, attenti anche alla seconda domanda: quanto è facile “rubare” il vostro contenuto? L’immagine della vostra infografica è facilmente copiabile? E il testo del vostro post? Cosa succede a chi clicca col tasto destro? Il contenuto è facilmente utilizzabile da chi NON vuole linkarvi? Se vi siete sempre chiesti perché molte infografiche siano così grandi da impedirvi ci copiarle nel vostro blog, ora sapete il perchè.
Step 4) La distribuzione
Come accennato già nel titolo di questo, gli step 1-3 contribuiscono spesso al successo di una link-bait per meno del 50%, mentre è quest’ultimo step, la distribuzione, a farla da padrone.
In questa fase dovrete approcciare i contatti selezionati al punto 1 al fine di ottenere la tanto agognata pubblicazione. In base al tipo di contatto starà a voi capire se dovrete inviargli una mail, imbuonirveli su twitter, chiamarli al telefono o offrirgli una cena al prossimo evento di settore. Il tutto allo scopo di convincerli a parlare di voi e assumere la funzione di “broadcast” della vostra link-bait.
Se queste “tecniche” non vi sembrano nulla di nuovo, non c’è da stupirsi: prima di Google infatti il link building si chiamava public relations – https://it.wikipedia.org/wiki/Pubbliche_relazioni, e le link-bait publicity stunt https://en.wikipedia.org/wiki/Publicity_stunt ;-).
Grazie per questo contributo.
Mi faccio un domanda:
– se chi linka in modo naturale è meno di chi lo fa per spam perché Google ancora oggi da tantissimo peso a questo fattore?
Ciao Salvino, non penso che chi linka in maniera naturale sia meno di chi lo fa per spam. Quantitativamente parlando il fatto che la maggiore % dei siti sia spam è da dare per scontato, ma Google questo lo sa’ e sa’ come dare il giusto peso ai giusti link…
Credo che la linkbait sia un ottima tecnica SEO che insegna che per ottenere buoni risultati tornano sempre in ballo i buoni contenuti. Quindi per ottenere dei risultati Ottimi servirà un Ottimo contenuto e un Ottimo specialista che sta dietro a questo.
Ps: Mi hai fatto venire una buona idea 🙂
Ciao a tutti,
fermo restando le finalità del link-bait (o del link-building in generale) a cui tutti noi dovremmo ambire, trovo che le difficoltà maggiori stanno nella propensione da parte dei “big” di linkare in modo naturale blogger “meno conosciuti”.
Personalmente, quando scrivo un post, inserisco spesso 2-3 link verso articoli che ritengo possano dare un valore aggiunto a ciò che sto spiegando. Che siano “famosi” o meno.
Per carità, non lo faccio per ricevere qualcosa in cambio, ma paradossalmente quelli che mi hanno “ringraziato” di più sono stati blogger appartenenti alla seconda categoria.
Morale della favola: giusto applicare tecniche intelligenti di link building e quant’altro, ma fin quando saremo restii a dare una mano al blogger vicino…sarà tempo utilizzato invano.
Si purtroppo è vero anche questo. E’ per questo motivo che per avere link da fonti “autorevoli” è purtroppo spesso necessario “Imbuonirsele”, e del link pregresso come imbuonimento (anche involontario) si accorgono solo i blog di “secondo livello”.
Oltre a questo c’è da aggiungere un “terrorismo da link uscnete” dovuto al fatto che molte fonti “autorevoli” usano una marea di collaboratori, e si trovano a dovere imporre regole ferree per evitare l’abuso…
esperienza alla mano, son d’accordo con quello che hai scritto e penso che un buon link-bait sia il complemento ideale per il link building più mirato.
Al momento della “pianificazione” del lavoro, io aggiungerei anche quello della pianificazione di una buona dose di pazienza, che far funzionare e riuscire a diffondere anche un link bait veramente fico comporta un lavoro micidiale che a volte può essere anche un po’snervante.
Vero, specie se si ha a che fare con realtà iper-strutturate (almeno sulla carta) dove per cambaire il layout di una pagina devono a volte intervenire anche 3 o 4 dipartimenti diversi ed approvare o meno…