La SEO con 12 ore di fuso orario


Sono sbarcato ad Auckland 4 mesi fa. Mi sembra una vita.

nuova zelandaDopo un lungo volo Venezia – Auckland (con scalo a Dubai e Melbourne), sono arrivato in un paese esattamente dalla parte opposta del mondo. Era il 19 Ottobre, e qui stava iniziando l’estate, mentre l’Italia si preparava ad affrontare un inverno duro.

Con me avevo un visto chiamato “working holiday” che ti permette di stare in Nuova Zelanda per 12 mesi. È pensato per lavorare e viaggiare. Si può lavorare al massimo per 3 mesi per lo stesso datore di lavoro e poi si deve cambiare.

Da SEO In-House
A SEO per un'agenzia.

Un misto di fortuna e “voglia di fare” mi ha portato a iniziare dopo 10 giorni esatti a lavorare per una agenzia digitale di Auckland, chiamata Digital Hothouse. Contratto firmato e via. Non avevo mai lavorato per un’agenzia. Ho lavorato per qualche tempo come SEO manager in-house per Zalando, e ho deciso di lasciare quella posizione proprio per spingermi oltre, per vedere a 30 anni cosa potevo fare ancora di nuovo, per sentire ancora quel brivido dell’incertezza. Ho lasciato in Germania un contratto a tempo indeterminato, un team fenomenale, casa, sicurezza, qualche amico. Non è stato facile ma dovevo farlo. Lavorare in agenzia è totalmente diverso: hai tanti clienti, ognuno con le proprie esigenze, obiettivi, modi di essere, modi di esprimersi, simpatie e antipatie. In-house si lotta per un scopo comune, mentre in un’agenzia, di scopi ce ne sono diversi, da essere i leader nel noleggio di automobili, a creare contenuto per un e-commerce di moda. Sicuramente il lavoro è più vario, ma a tratti anche più difficile: sei molto rispettato perché sei l’esperto di turno, ma sicuramente non sarai mai al 100% parte integrante del team come quando lavori in-house. È una sfida, di quelle belle.

Lavorare come SEO in Nuova Zelanda è molto diverso rispetto a Germania, Italia e probabilmente Europa. La SEO qui è una professione in esplosione totale, ma ancora legata ad uno status quo che porta a qualche difficoltà nel lavoro giornaliero.

La SEO (ma penso di poter parlare di strategie digitali in generale) è ancora molto legata al concetto di linkbuilding pesante e di contenuto con una percentuale di keyword density ben precisa ed elevata. Qualcosa che penso da noi andasse “di moda” 2-3 anni fa.

Ecco, qui le strategie digitali sono un po’ rimaste indietro, o per meglio dire, si stanno evolvendo con ritmi più blandi. Quindi, trovi dei business che non hanno un sito web oppure ne hanno uno obsoleto. Le aziende si affidano moltissimo ad agenzie PR che praticamente lavorano in modo totalmente separato rispetto alla SEO.

Ecco un’altra bella sfida: portare anche qui, in Nuova Zelanda, tutto ciò che in Europa è ormai consolidato. Qui, del resto, non aspettano altro che mettersi in pari con il resto del mondo in termini di strategie digitali.

E io ho la fortuna di avere due capi (uno inglese, l’altro kiwi) che mi permettono di fare questo.
Dopo neanche tre mesi, ho così preso il mio visto lavorativo valido per 2 anni e ora sto aspettando la residenza temporanea.

Questo post l’ho scritto perché ho ricevuto tante domande tipo “come ti trovi in Nuova Zelanda?” oppure “c’è lavoro nel campo digitale in Nuova Zelanda?” e quindi ho deciso di rispondere. Se avete voglia di cambiare, di lottare con burocrazie varie, di essere in un paese dove ci sono 12 ore in più rispetto all’Italia (e quindi anche una semplice telefonata con i genitori deve essere programmata), di accettare di essere un po’ isolati da tutto e tutti, la Nuova Zelanda è vogliosa di imparare da esperti nel campo digitale europei. Io stesso ho potuto avere i visti molto facilmente proprio perché qui sanno di essere un po’ carenti di persone abbastanza esperte da portare avanti una rivoluzione digitale. Poi certo, come in tutto il mondo, bisogna essere disposti a fare sacrifici, fare 1000 colloqui, ricevere 999 no per avere un sì.

La rivoluzione digitale non sarà facile e neanche veloce, ma trovo che ci sia tanta voglia di imparare. C’è una grande paura di abbandonare lo status quo (“ho fatto un sacco di link al giorno e ho avuto risultati”), ma c’e’ anche la volontà di capire che si può fare di più, e soprattutto si può fare qualcosa di più bello.

Best way to complain?
Is to make things!

Ecco, una cosa è sempre la stessa, che tu sia in Nuova Zelanda o in Italia o in Sud Africa: per cambiare le cose, si deve lottare duro. Non esiste “sono stanco” oppure “eh, beato te che puoi farlo” o “mi lamento, vivo male, e spero che le cose cambino da sole” o “invidio gli altri, parlo male anche possibilmente, ma io aspetto di essere scelto”. Questo non deve esistere nella testa dei SEO e digital marketer che vogliono cambiare il mondo.

E chi ve lo dice è uno che vive nel futuro. Eh sì, perché nel momento in cui stai leggendo questo, qui da me è già domani.

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