Se accordo doveva essere, accordo non è stato. Tra Google e gli editori francesi. Che al gigante americano chiedono di essere pagati, per i contenuti indicizzati. In Google News e in generale.
“Chi fa profitto distribuendo contenuti, deve contribuire a finanziarne la creazione”, aveva detto a Novembre Aurélie Filippetti, di professione Ministro. La storia l’aveva raccontata Andrea Pernici.
Il noto quotidiano francese Le Monde è tornato di recente sulla vicenda. Lo ha fatto, parlando di un presunto accordo raggiunto tra le parti: Google e gli editori, appunto. Immaginatevi il tavolo. A sinistra Jean-Marc Tassetto, il direttore di Google France. Opposti a lui, Marc Feuillée del Syndicat de la Presse Quotidienne Nationale (SPQN) e Nathalie Collin dell’Association de la Presse d’Information Politique et Générale (IPG).
Si diceva avessero trovato l’idea comune, la strada da condividere. La cifra equa, più che altro. Ovvero 50 milioni di euro, distribuiti su tre livelli:
- l’acquisto, da parte di Google, di spazi pubblicitari su cartacei e siti web degli editori chiamati in causa
- una collaborazione commerciale tra editori e motori di ricerca
- la disponibilità, per gli editori, a utilizzare AdSense, con garanzia di fatturato minimo da parte di Big G
Poco, troppo poco, per il versante transalpino. Offerta rimandata indietro, rispedita al mittente.
“Non so se c’è una intenzione, anche minima, di andare incontro a Google”, è stato comunicato direttamente dal tavolo dei negoziati. Il 17 Gennaio scorso. Anche François Hollande, il Presidente della Repubblica francese, si è espresso in favore dei suoi editori. “Ci sono trattative in corso, se questi non andranno a buon fine, sarà necessario disporre nuove leggi da introdurre”, ha detto.
La contro-proposta gira attorno ad un reddito annuo compreso tra 70 e 100 milioni di euro. Perché di quei 50 offerti, Google garantirebbe in realtà solamente la prima parte. Quella degli accordi pubblicitari, per intenderci.
È una lotta che continua ad avere poco senso. Nessun senso.
Gli editori producono contenuti, per mestiere. Google li indicizza, per mestiere. Garantendo, di fatto, visibilità e traffico online alle stesse testate giornalistiche. Se Google li ‘cacciasse via’ dalle SERP e da Google News, ben pochi (e stolti) editori gioirebbero. Statene certi.
Proprio nessun senso, non v’è dubbio. Vista dall’esterno sembra che Google non voglia giungere allo scontro per non inimicarsi governi e pezzi di informazione. E’ chiaro che pesa la “minaccia di nuove regole”, che poi significa leggi contro Google. Cedere significa prepararsi a pagare gli editori di altri paesi. A me l’attuale suddivisione dei ruoli sembra già una soluzione win-win.
Condivido appieno “Gli editori producono contenuti, per mestiere. Google li indicizza, per mestiere. Garantendo, di fatto, visibilità e traffico online alle stesse testate giornalistiche.” e mi chiedo: perché Google sta seduto a quel tavolo? Quali sono gli interessi? Non è che la Francia ha messo sul tavolo qualcosa tipo “ti chiudo nel territorio” o simili?
Sarebbe bello saperlo. Io penso che sia uno scandalo e uno schifo.
Io penso che ci sia sul tavolo qualcosa di decisamente grosso, contando quanto è piccola la Francia rispetto alla Cina e quanto ci ha messo Google a mettere in stallo la Cina!
Il trend di G. è quello di inglobare sempre più le informazioni prese dal web nelle proprie pagine. Se OGGI vediamo solo title e teaser della news su Google e poi leggiamo la news sui siti, DOMANI potrebbe non essere più così… Potrebbero inglobare l’intero contenuto nella sera. Non è fantascienza. Deve essere chiaro a mister Google che non può fare ciò che vuole solo perché è potente.