Matt Cutts ha rilasciato, nelle scorse ore, un’intervista al sito StoneTemple, a cura di Eric Enge.
Si parla di contenuti duplicati, Local Search e del ruolo che le infografiche possono giocare, oggi e in futuro, sui motori di ricerca.
Ve la ripropongo a seguire, nei suoi passaggi più importanti.
Eric Enge: Vorrei vedere insieme uno scenario d’esempio che uso spesso nelle mie presentazioni SEO. Partiamo dalla ricerca della parola [frogs]. Il primo risultato sembra essere molto promettente, facendo click su di esso ottengo:
Tuttavia, non trovando ciò che voglio, mi dirigerò verso il secondo risultato:
Questo risultato non è un duplicato del primo, ma le informazioni sono praticamente le stesse. Così tornerò indietro e sceglierò il terzo risultato: non è un duplicato, ma nemmeno qui troverò ciò che cerco. A questo punto sono molto frustrato, perché l’informazione che volevo è scoprire cosa mangiano le rane, ma non riesco a trovarla.
Il motivo per cui sto mostrando questo esempio, è perché voglio far notare come garantire contenuti non duplicati non sia sufficiente e bisogna aspettarsi di più dai motori di ricerca.
Matt Cutts: È assolutamente giusto. Tanti siti non portano valore aggiunto all’esperienza dell’utente, pur non mostrando contenuti duplicati.
Google cerca di rilevare come non vi sia alcuna differenziazione reale tra questi risultati e di mostrarne all’utente soltanto uno, in modo da poter offrire all’utente diversi tipi di risultati attraverso il motore di ricerca.
Eric Enge: Certamente, anche se in questo caso succede qualcosa di differente sull’opinione di Jane sulle rane.
Matt Cutts: Sì, potrebbe essere così. Ma potrebbe anche non bastare. Senza nessuna offesa per Jane, ma se lui sforna soltanto 500 parole su un argomento di cui non ha nessuna esperienza di fondo, un utente potrebbe non essere così interessato al suo parere.
Nel caso dei film, per esempio, molti utenti si preoccupano dell’opinione di Roger Ebert, per citare un’opinione che per le persone potrebbe essere di grande interesse.
Eric Enge: Vedo anche molti siti e-commerce e aggregatori sul web. Cosa dire di loro?
Matt Cutts: È lo stesso tipo di problema. Loro hanno bisogno di chiedersi qual è realmente il loro valore aggiunto? Ciò non vuol dire che essi non possano creare qualcosa che funziona, ma devono trovare ciò che li renderebbe speciali.
Eric Enge: Ci sono molte discussioni in giro sul fatto che Google ami i brands. Alcuni suggeriscono addirittura che questo sia dovuto alla volontà di premiare i suoi inserzionisti.
Matt Cutts: Prima di tutto, voglio solo sottolineare che se qualcuno è un inserzionista, questo non aiuta il suo posizionamento nelle ricerche globali degli utenti.
Google tenta di rispecchiare il mondo reale. Cerchiamo di riflettere l’importanza delle cose nel mondo reale. I brand a volte sono un indicatore di valore per la gente, ma non è l’unico modo perché la gente percepisca valore. Ci sono molti altri indicatori possibili e vale la pena utilizzarli nei risultati di ricerca.
Un marchio potrebbe essere potenzialmente utile, ma non è certamente l’unico elemento utile. Ci sono un sacco di elementi che usiamo per cercare di offrire i risultati che portano il maggior valore agli utenti. E se qualcuno è un inserzionista, non influisce affatto.
Una delle grandi cose sul web è che offre ancora alle imprese l’opportunità di creare una propria reputazione online. Questo può consentire loro di avere successo, anche se altre società hanno grandi budget.
Eric Enge: Tornando all’argomento di prima, Google ha dei motivi validi per offrire risultati diversi agli utenti. Potrebbe aprire così nuove opportunità alle imprese on-line.
Matt Cutts: Sì, questa è una parte di ciò che il nostro algoritmo fa: lavorare per trovare risultati di qualità diverse, che aiutano a risolvere i problemi per gli utenti. Vorrei scoraggiare le persone dal pensare dal punto di vista algoritmico, però. Quello che devono fare è concentrarsi sul panorama globale offerto dal loro mercato.
Se c’è uno spazio già affollato dai competitor, sarebbe meglio concentrarsi inizialmente su una nicchia, invece di competere coi leader del settore. Questo è quanto avrebbero probabilmente fatto se non ci fossero stati i motori di ricerca, ed è ancora l’approccio migliore. Bisogna creare una reputazione nella nicchia, diventarne leader ed espandersi.
Un esempio è questo hipmunk.com, per i viaggi. Offrono una visualizzazione anticipata di ciò che sarà il viaggio, con un’ottima interfaccia utente.
Eric Enge: Ho notato ultimamente che il termine Link Building sta portando all’errore le persone. Molti pensano che voglia dire ottenere link “dagli angoli bui del web”, dove nessuno va mai e dove non importa ciò che fai. Interpretare la Link Building in questo modo vuol dire spegnersi ancor prima di iniziare.
Matt Cutts: Esatto. La gente si concentra sulle cose sbagliate. E questo li porta a pensare nel modo sbagliato, a concentrarsi solo sull’obiettivo finale. E’ importante pensare di creare prima qualcosa di eccellente. Se si dispone di un prodotto eccezionale o di qualcos’altro che vi distingue, dovreste pensare di fare un passo indietro e cominciare a pensare a come promuoverlo.
Eric Enge: Quindi, invece di pensare alla Link Building, bisognerebbe ragionare come PR/marketing.
Matt Cutts: Certo, questo è un modo di pensare. In qualsiasi modo scegliate di chiamarlo, credo che ciò che conti veramente sia il modo in cui lo fate.
Eric Enge: Ai nostri clienti parliamo sempre di attività per la brand building. Sono andato a prendere alcune pratiche i cui link non rappresentano brand building:
- Article directories
- Cheap directories
- Link wheels
- Blog networks
- Altri siti che non si preoccupano della qualità editoriale dei contenuti
Ha senso?
Matt Cutts: Si, ne ha. Nel cercare di far crescere la vostra reputazione, vi state concentrando sui giusti tipi di attività (marketing e promozione del brand). Questi sono i segnali che vogliamo trovare e valorizzare il più possibile. Basta promuovere il vostro sito su un network di blog spammoso, che nessuno avrebbe mai scelto di visitare. Questa non è una buona strategia.
Eric Enge: Cosa dire delle infografiche?
Matt Cutts: Questo è un argomento un po’ travagliato. Sono d’accordo che le infografiche possano essere create e possano rappresentare un buon modo per fare promozione, ma questo vorrà dire che ora le persone utilizzeranno questo come una giustificazione per fare ciò che vogliono. Questo non è positivo.
In linea di principio, non c’è niente di sbagliato nel concetto di infografica. Ciò che mi preoccupa è il tipo di cose che la gente sta facendo attraverso le infografiche. Può essere ordinata, ma se le informazioni che contenute sono sbagliate, allora l’infografica diviene fuorviante per la gente.
L’altra cosa che accade, è che le persone non si rendono conto di cosa linkano quando ripubblicano una infografica. Spesso il link porta su siti completamente slegati, e non è ciò che noi intendiamo avallare. Ciò che succede è che si accetta di pubblicare un’infografica, ma non importa a cosa essa sia collegata.
Sarebbe meglio se le infografiche create fossero correlate alla propria attività. L’elemento importante è che le persone che stanno pubblicando l’infografica, devono sapere, ed essere d’accordo, sul link al tuo sito che essa contiene. Questo è simile al discorso sui widget che avevamo fatto insieme qualche tempo fa.
Eric Enge: Parliamo di un business sulla pizza, con negozi in 60 differenti città. Quando costruiscono il loro sito, devono creare una pagina per ogni città.
Matt Cutts: Qui la gente è nei guai. Potrebbero riempire le pagine con un contenuto identico sulle qualità della loro pizza, ma questo non è necessario. Queste informazioni sarebbe bello poterle trovare in un’unica pagina all’interno del sito, ma ripeterle in ogni pagina non è una cosa buona. Un contenuto ripetuto in più pagine, è probabile che non piaccia nemmeno agli utenti.
Eric Enge: Penso a ciò che i proprietari dei siti possono sostenere. Ovvero che se un utente arriva sulla pagina relativa alla città di Chicago, probabilmente io vorrò mostrare il meglio su quella pagina. Ed è difficile che l’utente visiti il mio sito, finendo sulla pagina che ho dedicato alla mia pizza.
Matt Cutts: Non è comunque una buona idea ripetere una tonnellata di contenuti più e più volte.
Eric Enge: Cosa dovranno mettere in quelle pagine, allora?
Matt Cutts: Oltre alle informazioni di contatto, anche ciò che rende unico il business in quella posizione specifica, ad esempio.
Eric Enge: Questo non sarà visto come contenuto scarno?
Matt Cutts: No, una cosa del genere dovrebbe andare bene. In una situazione analoga, ho avuto un copywriter che mi chiese quante volte poteva fornire uno stesso contenuto a differenti palestre della stessa città. Voleva sapere se esiste un limite a questo. Sarebbe utile, ad esempio, se lui continuasse a riscrivere quei contenuti in maniera differente.
Torniamo al discorso della rana. Immaginate 4 palestre nella stessa città, che offrono tutte gli stessi tipi di consigli. Anche prima di arrivare a quello che pensano i motori di ricerca, gli utenti capiscono quale sia la differenza tra questi 4 posti. Come utente, dopo aver letto il contenuto, perché dovrei scegliere uno rispetto all’altro? Per i motori di ricerca, è la stessa sfida.
Trovate un modo per differenziarvi e distinguervi, in modo che la gente voglia provare il vostro prodotto o servizio.
La cosa principale è che la gente dovrebbe evitare di cercare scorciatoie. Pensate a come è possibile creare contenuti accattivanti o un’esperienza coinvolgente per l’utente.
La nostra capacità di rilevare i collegamenti di scarsa qualità, o link spam, è notevolmente migliorata. Le nostre capacità in questi settori stanno migliorando ulteriormente nel tempo.
A parte tutto, è davvero deprimente non leggere nemmeno un commento a corredo di un’intervista così stimolante…
A me sembra che predichi bene e razzoli male. Visto che ha fatto l’esempio di hipmunk, quindi sul mercato dei voli online, non capisco perchè allora in Italia le serp premiano siti di pessima qualità, Ma a nessuno di voi capita mai di controllare determinate serp quali :
“voli cuba”
“voli brasile”
“voli berlino”
“voli thailandia”
guardate i risultati, a parte i “soliti noti” edreams e company, vi sono un sacco di sitarelli da 4 soldi, alcuni addirittura non superano le 10 pagine totali (facendo site:nomesito.xx). Addirittura, per la key “voli thailandia” vedo un sito che è nato praticamente ieri. Per altre key invece ci sono dei siti che fanno keyword stuffing ai limiti imho.
Che ne pensate? come fanno a stare così in alto nelle serp?
Perchè GOOGLE li premia???