Ho avvertito l’esigenza di scrivere questo articolo per alcuni motivi.
Alla “veneranda” età di 38 anni e dopo aver io stessa sperimentato e stando ancora sperimentando cosa significhi formare le persone, mi sono resa conto che la riconoscenza verso chi ti ha trasferito, in questo settore, il suo know how, il suo modus operandi, la sua esperienza, è davvero cosa rara e mi piace pensare di poter essere migliore delle persone che non sono in grado di dire “grazie”.
Secondo, ma forse ancor più rilevante, e dedicato a tutti coloro che iniziano ora la loro meravigliosa avventura nel mondo SEO (e web marketing in generale), ho capito che incontrare le persone giuste è quasi “vitale” per non finire nel calderone delle keywords a kg, per non finire nell’ottavo girone dantesco dove abitano, sopravvivendo, indovini, maghi e falsari.
Ma veniamo al titolo di questo articolo.
Le persone che “non si fanno i conti” sono quelle che ti trasferiscono tutto quel che sono in grado di trasferire perché a spingerle è la passione, non temono che tu possa “fregargli” il lavoro perché sanno perfettamente che la SEO non è quantità di informazioni ma metodologia con la quale applichi le informazioni che hai e che sei in grado di reperire da solo, testando e aggiornandoti senza dare mai nulla per scontato.
Ho avuto la fortuna di iniziare, 7 anni fa, la mia avventura in questo settore con persone come queste, che oggi voglio e sento il dovere e piacere di ringraziare.
Lavoravo a Roma in un’azienda dove facevo pressoché tutto, dal web alle pulizie, dal contenitore di sfoghi altrui alle relazioni con il pubblico ma soprattutto ero da sola (facevo SEO senza sapere che ciò che stavo facendo si chiamava SEO), senza nessuno che potesse dirmi è giusto, è sbagliato. In un posto dove la materia SEO e web in generale era pressoché sconosciuta, io sembravo quasi un genio solo perché sapevo guardare il codice HTML (o come dicevano lì, “quella costa strana”).
La mia era un situazione di estremo comodo… troppo semplice.
Non si cresce confrontandosi con chi ne sa meno di te. Dovevo andare via.
Appena uscita dal primo colloquio con Marco Loguercio, che per quell’occasione era a Roma, piansi dalla gioia. Avevo letto il suo libro sul Search Marketing, avevo iniziato così, avevo scoperto qualcosa che ad oggi sembra “scontato” ma allora era una rivoluzione: il digital couponing.
Marco aveva messo a disposizione di tutti quelli che avrebbero avuto la passione di leggere un libro, il suo know how, la sua esperienza e per me, allora, sembrò un miracolo poter parlare con una persona con una visione così ampia del settore: era “solo” il 2007 e Marco mi parlava, già allora, della localizzazione, del futuro della SEO, di vere e proprie strategie.
Dovevo scegliere, perché a quel punto arrivò un’altra offerta, ma per me non fu difficile capire che se una persona durante un colloquio ti parla male dei suoi colleghi (perché SIAMO tutti colleghi alla fine!) è perché non ha molto di cui parlare di sé.
Scelsi Marco (non Sems, che ancora non conoscevo) la sua correttezza, professionalità, gentilezza e calore umano (spesso l’educazione viene travisata come freddezza, ma succede a chi non è altrettanto “caldo” per riconoscere la differenza) mi convinse e ne ebbi diverse volte la riprova, per ultima il mio ultimo giorno a Sems (che lasciai per motivi personali, per tornare a Roma), quando vidi sullo Skype di Marco pubblicata una frase che mi fece piangere tanto quanto la prima volta: “Nun te ne annà, nun ce lascià”.
Primo consiglio: a te che vuoi diventare un SEO, sii tu stesso giudice di chi ti sta facendo un colloquio. Pensa che non è solo l’Azienda ad avere bisogno di te, ma anche tu devi avere bisogno dell’Azienda, per crescere, imparare, condividere.
E’ a Milano che ho incontrato quello che oggi è più di un amico, un fratello dico io.
Enrico Altavilla. Non ricordo una sola volta in cui non mi abbia affiancato per spiegarmi e soprattutto aiutarmi a capire. Quando arrivai in quella sala, c’era un tavolo lungo, 7 uomini e io.
All’inizio fu difficile, ero l’unica donna, per giunta romana… a Milano J
Soprattutto ero (e sono) strana, le mie domande (ne facevo di tutti i tipi, sempre legate alla SEO ovviamente) gelavano tutti. Credo che in più di una volta abbiano pensato che fossi pazza e non è detto che stessero sbagliando.
C’era Enrico però, che umanamente capì subito le mie difficoltà personali e ogni mattina, appena seduta davanti al computer mi mandava uno Skype: “come va oggi? Tutto bene?”.
Enrico non si limitava a dirmi “è giusto” o “è sbagliato”, Enrico restava fino alle 20 in ufficio con me per spiegarmi “il perché” fosse giusto o sbagliato e io pensavo che una simile generosità doveva certo essere frutto di una grande passione, ma anche geneticamente radicata in lui. Era così, infatti.
A quel “tempo” parliamo di sette anni fa, i SEO se la tiravano un sacco, diciamolo (forse molti ancora oggi), e io mi sentivo molto come Augusta in “Le vacanze intelligenti”.
A Sems però non succedeva, forse anche grazie all’impostazione di Marco, e sicuramente grazie a Enrico.
Secondo consiglio: non sottovalutare mai il valore dell’umiltà in un gruppo di lavoro. Dire “non lo so” non solo non è grave ma è bellissimo e soprattutto vero. Chi finge di stupirsi davanti a un “non lo so” e magari aggiunge un “ma come non lo sai???” con tanto di espressione scioccata, non è una persona con la quale ti troverai bene a lavoro. Fidati.
E poi, parliamoci chiaramente: oggi non sai una cosa? Domani (SE VUOI!) la sai, dopodomani la metti in atto, e dopo tre giorni è probabile (SE VUOI) che tu sia migliore del tuo intervistatore, di certo, mi auguro, sarai più simpatico.
Tornata a Roma, divenni la prima dipendente di Mamadigital. Conoscevo, per sentito dire, Simone Rinzivillo e pensai che avrei potuto, ancora una volta, imparare da chi ne sapeva più di me, per me era un miracolo aver trovato proprio a Roma una realtà come quella.
Parliamo del 2009, a Roma la SEO era come la neve… d’estate.
Non ricordo bene come, ma entrai in sintonia con Simone, quasi subito. Trovai, ancora un’altra volta, una persona che non lesinava consigli e che mi aiutava a capire, soprattutto, cosa avrebbe comportato una scelta piuttosto che un’altra. Ancora una volta, c’era qualcuno che mi stava trasferendo la sua esperienza senza che ci fosse mai scritto nulla al riguardo sul contratto: questa la chiamo passione, professionalità.
Io e Simone diventammo amici, e come tutti gli amici anche noi discutemmo più volte. Allora non capivo, fino in fondo, cosa significasse gestire un gruppo di persone.
Ad oggi, posso dire, che senza Simone su Skype la mia vita lavorativa sarebbe molto più complicata.
Diciamo che giudicare le scelte di un Responsabile è sempre troppo facile per chi non ha una visione a 360° delle esigenze, degli obiettivi e delle possibilità di un’Azienda… in generale, giudicare è sempre troppo facile.
Terzo consiglio: se ti trovi in team e non capisci perfettamente alcune scelte prese dal tuo responsabile tecnico beh DIGLIELO, e poi fermati a pensare un attimo a questo: è una persona che ha più esperienza di me, dalla quale posso imparare molto, è una persona che deve parlare tante lingue diverse quante sono le persone che gestisce, è una persona che deve mediare le esigenze dell’Azienda con le esigenze e le qualità delle singole persone che costituiscono il suo team. Ma soprattutto pensa a questo: è una persona.
Per riprendere, dunque, l’inizio di questo articolo, voglio ringraziare, ufficialmente, Marco, Enrico e Simone, per la loro generosità nel trasferirmi quanto fosse possibile trasferire – scientificamente – a un’incallita sognatrice come me.
Buona SEO, e che sia BUONA davvero!
Mariachiara
Concetto condividibile ma un titolo imbarazzante …