C’erano una volta quattro grandi aziende – Google, Apple, Facebook e Amazon – che avevano in mano il destino dell’innovazione mondiale. Ce n’era una che tempo fa non seppe cogliere i segnali derivanti dall’evoluzione “sociale” del web. E ce n’è un’altra che tra le “fantastiche quattro” non compare, è Microsoft.
Ne ha per tutti, parla di chiunque Eric Shmidt, l’ex CEO di Google, intervistato sul palco della D9 Conference di Rancho Palos Verdes.
In primis c’è l’ammissione, il mea culpa: Schmidt ha infatti ammesso di non aver saputo sfruttare con Google la rivoluzione sociale del web, avviata da Facebook e che ha velocemente portato alla formazione di una rete tutta nuova, fatta di condivisione, di profili, di persone che “ci mettono la faccia”, senza vergogna.
Parlando sempre del Social Networking l’ex CEO di Google ammette: “sapevo cosa dovevo fare in tal senso, ma non sono riuscito a farlo. E come direttore generale dovevo assumermi le mie responsabilità”. E infatti a Mountain View ora si trovano a rincorrere, come dimostra quel “+1” che di innovativo ha poco e che troppo assomiglia al “Like” di Palo Alto.
Schmidt ammette anche di aver cercato un accordo con Facebook, senza successo: “ammiro molte delle cose che hanno fatto”. Soprattutto perchè il lavoro fatto da Zuckerberg e compagni sulla definizione dell’identità degli utenti “ci permette di calcolare risposte migliori” anche nei risultati delle ricerche. Social Search, per intenderci.
Certo, questo errore non toglie Google dalla Gang of Four, la banda dei quattro che domina l’innovazione tecnologica nel mondo. Non c’è Microsoft, che rimane dunque fuori dalle grandi novità e che di meriti, in uno scenario fatto di condivisione e integrazione tra web e mobile, ne ha ben pochi.
Apple, invece, è l’azienda amica/nemica: avversaria nel mobile, preziosa come alleata per applicazioni su iPhone e iPad.
E Larry Page? Evidentemente il futuro, per un passaggio di consegne che potrebbe (o almeno dovrebbe) rilanciare Google.
