Forse avrete sentito parlare della campagna contro la disinformazione SEO lanciata qualche giorno fa qui su gt e ripresa anche da PMIServizi. Oltre a fornire la mia definizione ho pensato che questa dovesse essere argomentata un minimo perché diciamo che è un po’ poco ortodossa e convenzionale.
Diciamo che ci ho ricamato un pò sopra ma è la verità.
Ecco la mia definizione di SEO
Dando un’occhiata al testo inglese (perché delle traduzioni italiane mi fido poco) riscontro questo:
“Deciding to hire an SEO is a big decision that can potentially improve your site and save time, but you can also risk damage to your site and reputation. Make sure to research the potential advantages as well as the damage that an irresponsible SEO can do to your site.”
Quindi a me sembra che il pezzo incriminato dica un’altra cosa, ovvero che il titolare del sito deve scegliersi con cura un bravo SEO, altrimenti un SEO meno bravo fa casino.
E questo aspetto è un pò in tutti i mestieri, anche se in Italia e in altri settori non si dice mai, né si cita in modo così esplicito (ma forse si lascia soltanto intendere).
Ora quello che Andrea dice nel suo articolo è straquotabile. Concordo su tutta la linea e sul fatto che ancora di più oggi rispetto a ieri chi si occupa di business digitali, marketing & co non può trascurare la SEO.
Non a caso lo diceva ieri anche questo post su SEOMoz https://www.seomoz.org/blog/every-marketer-should-be-technical
Personalmente non limiterei le competenze descritte nel post di Andrea al solo SEO. È know-how “di base” (si “di base” hai letto bene) che dovrebbe almeno avere chi in azienda si occupa del sito.
Riguardo all’Italia ne vedi di cotte e di crude in aziende piccole e grandi.
Progetti senza capo, né coda, campati per aria e privi di logica.
Ad es. la cosa più stravolgente che ho visto è stato un sito che veniva trattato come una collezione di abiti, che ogni anno veniva “resettato” completamente. Il cambio totale delle URL ad ogni stagione garantiva una continuità e un ‘posizionamento’ da favola (ti lascio immaginare la distesa sterminata di 301).
Oppure è stato favoloso qualche mese fa scoprire che in un e-commerce, oltre tutto “pompato” con AdWords, non arrivavano ordini per un motivo che oggi, 13 Dicembre 2012, non immagineresti mai.
Il SEO andava bene. Il SEM andava bene. Ma mancava soltanto un “piccolissimo” particolare per completare il checkout: il pulsante “ACQUISTA” nel carrello.
SEO non sta soltanto per Search Engine Optimization.
Sta per “SERVE EVIDENTE ORGANIZZAZIONE”.
Ah ah ah ah….quella del carrello è fenomenale…..
Comunque secondo me il problema è sempre quello, ho notato che SEO per i clienti non vuol dire niente, non sanno cosa sia, e sono ancora restii a spendere soldi per cose che non conosco…Conosco parecchie aziende che per il cartaceo spendono cifre da capogiro, poi appena parli di web, qualsiasi cifra è troppa, secondo loro non serve… fanno il sito solo perché ce lo hanno tutti e non capiscono che se investono il giusto può portare vantaggi economici molto interessanti.
Vero è che tante imprese non investono perché spesso non hanno idea dell’argomento, infatti nell’allocazione annuale del media budget la voce marketing digitale spesso manca del tutto.
Non molto tempo fa abbiamo visitato una grande e storica impresa di Napoli, governata da un uomo di 94 anni, talmente “analogico” che non sapeva neanche cosa fosse il bancomat. In amministrazione facevano i bonifici con i modelli prestampati, l’ho visto con i miei occhi!
Come fai a vendere servizi SEO a persone così?
Almeno è stato divertente 😉