Si chiama “Knowledge Graph“. E’ di Google e punta a dirvi tutto, in anticipo e come se sapesse già cosa cercate, perché l’avete cercato e con quale finalità. “Knowledge Graph” punta a sapere tutto, a rispondere direttamente attraverso Google ai vostri quesiti, quelli che cercate nella rete e che sino ad oggi eravate abituati a risolvere individuando sul motore di ricerca la pagina giusta, il risultato ideale da visitare.
Le cose cambiano. Il banco, signori, vince sempre. Google, per intenderci.
E che qualcosa sarebbe cambiato Google lo aveva anche detto, in questo post di Mashable.
Cosa vuol dire “Knowledge Graph”
Lo ha spiegato l’azienda di Mountain View con un post sul suo blog ufficiale.
Immaginate di cercare, come da esempio, [Taj Mahal]. Il che vuol dire poter intendere, a seconda dell’utente, più possibilità: dal monumento alla celebrità, dal casinò fino al ristorante nella via accanto. Sino ad oggi, però, queste differenze, queste possibilità non venivano colte dal motore di ricerca. In sostanza, [Taj Mahal] altro non erano che due parole, alle quali associare dei risultati più o meno variegati.
Ma “Knowledge Graph” cambia le cose. Il “graph” sviluppato da Google, infatti, rende il motore di ricerca un elemento più vicino alla realtà degli utenti e consente di ricevere risposte su cose, persone, luoghi, celebrità, squadre sportive, città, edifici, personaggi storici, opere d’arte. Tutto direttamente all’interno del motore di ricerca, tutto direttamente passando per i risultati del motore di ricerca.
“Knowledge Graph” è già attivo su 500 milioni di oggetti.
Annullare le ambiguità
“Il linguaggio è ambiguo”, scrive l’ingegnere Amit Singhal. La ricerca [Taj Mahal] lo dimostra: cosa intendevate tra monumento, celebrità o ristorante?
Ora il motore di ricerca è in grado di riconoscere la differenza tra le diverse accezioni del termine e può proporre da subito le risposte alle possibili query. Potete notarlo dallo screenshot, in basso a destra.
Il riassunto migliore
“Knowledge Graph” permette a Google di comprendere al meglio la query. In questo modo il motore di ricerca può restituire all’utente la sintesi di informazioni più appropriata.
Se cercate [Marie Curie] otterrete informazioni su vita/morte, ma anche su scoperte scientifiche e sulla sua educazione. La potenza del “graph” sta nella flessibilità: cercando, ad esempio, [Valentino Rossi] chiaramente il motore di ricerca capirà, in automatico, che vorrete molto probabilmente informazioni non sulle sue scoperte scientifiche, bensì sulle sue vittorie in pista. E si adatterà, volta per volta.
Un altro punto di forza di “Knowledge Graph” è la capacità di collegamento tra i risultati. “Marie Currie aveva un figlio, Pierre Currie, anche lui premio Nobel. Tutti sono collegati nel grafico”. In definitiva “non è solo un grafico di oggetti, bensì di relazioni tra questi. E’ l’intelligenza esistente tra queste diverse entità la chiave di tutto”.
Andare a fondo
Il motore di ricerca potrà ora garantirvi anche risultati inaspettati, offrirvi informazioni nuove e dettagliate su personaggi, avvenimenti e oggetti di vario genere.
L’esempio di Google è esilarante. Ecco come Matt Groening, creatore della celebre serie The Simpson, ha individuato i nomi dei suoi personaggi 🙂
Capire ciò che vuoi
“Abbiamo sempre creduto che il motore di ricerca perfetto dovesse capire esattamente cosa vuole dire l’utente e restituire la risposta di conseguenza”, spiegano da Google. Ora questo avverrà (anche) grazie alla capacità dello stesso motore di ricerca nel rispondere sulla base delle ricerche “storiche” che la totalità degli utenti ha effettuato per una particolare query.
“Knowledge Graph” è già previsto anche su tablet e smartphone, lentamente sarà esteso dagli USA a tutti gli altri paesi.
Siete pronti?
Perché a me vengono in mente https://www.wolframalpha.com/ e i CS prima del lancio di Bing?!
La novità sembra interessante. Ma nasconde un difetto: toglie flessibilità all’utente. La ricerca con una stringa di testo è mirata, mentre knowledge graph sembra voler passare ll concetto di esplorazione.
Esplorare è diverso da cercare, e richiedere un assetto mentale diverso.
Altro dubbio: se le fonti di ricerca sono sempre le stesse (wikipedia, amazon, youtube..) dove sta l’esplorazione??
La strada non può che essere questa, non è certo perfetta, ma il discorso che fa Google lo condivido.
I motori di ricerca devono andare oltre l’attività di trovare semplicemente corrispondenze tra parole chiave.